
Con l’avanzare dell’età il corpo cambia, ma non tutto si può sempre giustificare con l’invecchiamento: sottovalutare certi segnali può portare a problemi ben più complicati. In particolare, le disfunzioni erettili possono costituire un allarme per patologie più serie: come spesso accade, prevenzione e diagnosi precoce sono la miglior cura.
- Disturbi urologici: campanelli d’allarme da non sottovalutare
- Ipertrofia prostatica e tumore alla prostata: diagnosi e cura
- Disfunzione erettile: cause e fattori di rischio cardiovascolari
- Terapia a onde d’urto: nuova cura per la disfunzione erettile
Disturbi urologici: campanelli d’allarme da non sottovalutare
Da sempre l’uomo è meno propenso a rivolgersi al medico in generale, soprattutto per le visite specialistiche urologiche che riguardano la sfera più intima. Dai 50 anni in poi, di prassi è consigliata una visita periodica per la prevenzione del tumore alla prostata: parallelamente a questa patologia, però, con l’età possono insorgere disturbi particolari della minzione e della sfera sessuale, che richiedono un inquadramento specialistico uro-andrologico.
I sintomi più comuni di un’alterazione prostatica sono:
- un’aumentata urgenza e frequenza della minzione, sia diurna che notturna;
- un getto dell’urina debole e intermittente, che può portare alla ritenzione urinaria.
Se tale sintomatologia viene trascurata, possono insorgere complicanze più gravi e persistenti nel tempo quali la calcolosi vescicale, i diverticoli e, a lungo andare, l’insufficienza renale.
Parallelamente ai disturbi minzionali, soprattutto dai 50 anni di età ma spesso anche prima, vi sono le disfunzioni sessuali, in particolare il calo della libido e la mancanza di erezione: già a partire dai 30 anni infatti il testosterone va incontro ad una fisiologica diminuzione. Ma oltre a disturbi della sfera sessuale, ciò può provocare anche sintomi aspecifici e “nascosti” come il peggioramento dell’umore, i disturbi del sonno e la perdita della forza muscolare.
In genere è consigliato eseguire una prima visita urologica e andrologica a partire dai 40 – 50 anni di età: la prevenzione passa inoltre attraverso un corretto stile di vita (seguire una dieta mediterranea, fare attività fisica, evitare il fumo di sigaretta e il consumo di alcol).
Ipertrofia prostatica e tumore alla prostata: diagnosi e cura
La prostata è una ghiandola a forma di castagna, situata sotto e davanti alla vescica nella prima parte dell’uretra, deputata al corretto funzionamento dell’apparato riproduttivo maschile.
L’ipertrofia prostatica, ossia l’ingrossamento della prostata, spesso non ha una causa specifica poiché in parte è fisiologica: diversi fattori ormonali e biochimici che regolano la normale funzione della ghiandola sono chiamati in causa. Può accadere però che l’ipertrofia della prostata comporti un ostacolo alla minzione, nello specifico sul primo tratto dell’uretra: lo sforzo per svuotare la vescica risulta maggiore, a volte non riuscendo ad eliminare tutta l’urina.
La diagnosi di ipertrofia prostatica benigna avviene attraverso i sintomi riferiti dal paziente, unitamente ad esami strumentali di base come l’uroflussometria e l’ecografia all’addome:
- l’uroflussometria è un esame non invasivo che permette di rilevare il flusso dell’urina;
- l’ecografia all’addome è importante per effettuare una valutazione generale dei reni, della vescica e del volume della prostata, oltre che degli altri organi addominali.
Infine è indispensabile la visita urologica con esplorazione rettale che, unita al dosaggio di PSA nel sangue (l’Antigene Prostatico Specifico) permette di escludere altre malattie come il tumore alla prostata: spesso asintomatico nelle fasi iniziali, può insorgere parallelamente alla normale ipertrofia. Se diagnosticato in tempo, il tumore maligno della prostata prevede diversi trattamenti che possono portare a guarigione, tra cui l’intervento chirurgico e la radioterapia.
Disfunzione erettile: cause e fattori di rischio cardiovascolari
Nell’uomo, il calo del desiderio sessuale può essere causato dalla riduzione fisiologica del testosterone e aggravato da altre condizioni, come l’obesità, il diabete, la sedentarietà, lo stress, un’alimentazione scorretta e uno stile di vita inadeguato. Per quanto riguarda i problemi di erezione, però, le cause possono anche essere altre, nello specifico di origine vascolare.
L’erezione si ottiene da un delicato meccanismo neuro-vascolare: attraverso lo stimolo sessuale avviene una dilatazione dei vasi che portano il sangue ai corpi cavernosi del pene. Molto spesso la disfunzione erettile è la manifestazione clinica di una criticità vascolare: ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, obesità e sedentarietà sono fattori di rischio per gravi patologie cardiovascolari, come l’infarto o l’aterosclerosi.
Così, anche l’ostruzione delle arterie che portano sangue al pene può determinare una disfunzione erettile: tale condizione è un campanello di allarme in quanto può precedere di qualche anno un disturbo cardiaco. Occorre quindi ricordare che la mancata erezione deve suggerire un adeguato screening e il monitoraggio dei fattori di rischio cardiovascolari.
La terapia della disfunzione erettile prevede principalmente l’uso di farmaci orali (PDE5i), che comportano una dilatazione delle arterie del pene garantendo un maggiore flusso di sangue e, di conseguenza, una migliore erezione. Ma da qualche anno ormai, anche in relazione alle controindicazioni di tali farmaci, si sta diffondendo sempre più l’utilizzo delle onde d’urto.
Terapia a onde d’urto: nuova cura per la disfunzione erettile
La terapia a onde d’urto prevede la trasmissione di onde acustiche impercettibili prodotte da specifici apparecchi, che hanno la capacità di attraversare i tessuti in modo rapido e ripetuto: il loro effetto è diretto, di tipo meccanico, ed indiretto, legato alla rigenerazione dei tessuti.
Nel corso degli anni, la terapia a onde d’urto è servita nel trattamento di patologie ortopediche o fisiatriche e per la calcolosi urinaria. Una grossa novità è data dall’utilizzo delle onde d’urto a bassa intensità, per nulla dolorose, in ambito andrologico su tre patologie: la malattia di La Peyronie, il dolore pelvico cronico e, recentemente, anche per la disfunzione erettile.
Le onde d’urto a bassa intensità trovano la principale indicazione per i pazienti che soffrono di impotenza di origine vascolare, che è la principale causa di disfunzione erettile a partire dai 50 anni di età: in questi soggetti spesso i farmaci orali non hanno una risposta ottimale.
Colpendo le cellule dei corpi cavernosi, l’onda d’urto produce uno “stress” che induce alla rigenerazione dei vasi sanguigni, apportando una maggiore quantità di sangue al pene e agendo proprio sul meccanismo fisiopatologico della disfunzione erettile. Il paziente quindi può migliorare le erezioni spontanee, ottenere un maggiore effetto dai farmaci assunti in oltre il 70% dei casi, riuscendo talvolta a ridurne il dosaggio o addirittura smettendo di assumerli.
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Inizialmente pubblicato su “Il Giornale di Vicenza – Vicenza In Salute”, dicembre 2019 (link al contenuto originale).