La Sindrome del Tunnel Carpale

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Cos’è la Sindrome del Tunnel Carpale

La sindrome del tunnel carpale è una sindrome canalicolare dell’arto superiore nella quale il nervo mediano viene compresso a livello del polso all’interno del canale carpale.

Come si manifesta la Sindrome del Tunnel Carpale

Tipicamente si manifesta con dolore sordo, formicolii prevalentemente notturni, perdita progressiva della sensibilità e della forza della mano coinvolgendo principalmente le prime tre dita.

Cause

Tale compressione è provocata dall’infiammazione e dal conseguente aumento di volume delle guaine dei tendini (tenosinovite) che decorrono nello stesso tunnel a sua volta spesso causata da attività che prevedono movimenti ripetitivi di polso e dita; più raramente si associa a malattie sistemiche come diabete o patologie reumatologiche o squilibri ormonali (è frequente infatti in perimenopausa).

Diagnosi

La diagnosi è essenzialmente clinica ma deve essere supportata da alcuni esami oramai di comune esecuzione come lo studio neurofisiologico dell’arto superiore (comunemente chiamata in modo parzialmente erroneo elettromiografia) e l’ecografia. Il primo ha lo scopo di confermare la presenza di una sofferenza compressiva del nervo e di localizzarne la sede definendone l’entità valutandone alcuni parametri; la seconda, meno frequentemente eseguita, studia la presenza di cause specifiche di compressione nel canale carpale.

Trattamento della Sindrome del Tunnel Carpale

Il trattamento può prevedere un iniziale approccio conservativo nei casi iniziali, di recente insorgenza o con sintomi prevalentemente notturni e si avvale di antiinfiammatori, neurotrofici, tutori, FKT e del trattamento infiltrativo.

Nei casi più avanzati o resistenti alla terapia conservativa si può programmare un trattamento chirurgico che consiste nel sezionare il legamento trasverso del carpo per eliminare la causa della compressione stessa aprendo il canale carpale.

Certamente, compatibilmente con le condizioni cliniche del paziente, è bene considerare in primis l’efficacia del trattamento conservativo in quanto -anche in questo caso come in tutti gli interventi chirurgici – ci possono essere delle possibili complicanze periprocedurali.

L’intervento viene eseguito solitamente in regime ambulatoriale in anestesia locale. L’incisione cutanea può essere situata al palmo o al polso e può essere longitudinale, obliqua o trasversa. È un intervento solitamente breve (circa 15 minuti). Al termine viene confezionata una medicazione molle che copre il polso ed il palmo lasciando libere le dita.

Dopo l’intervento il paziente solitamente torna a casa subito e nei primi 15-20 giorni sono concesse attività leggere senza sforzi per la mano (fondamentale evitare di sollevare i pesi durante questo periodo).

La mano operata deve essere tenuta in movimento aprendo e chiudendo le dita e in posizione antideclive a riposo per evitare la formazioni di edema.

I formicolii e i dolori notturni migliorano solitamente rapidamente, spesso già dalle prime sere dopo l’intervento, ma è da precisare che occorrono alcuni mesi perché la mano guarisca del tutto soprattutto per quanto riguarda il recupero della forza e la scomparsa dei formicolii diurni. Nei casi molto gravi non si può garantire una ripresa completa bensì solo un miglioramento graduale e progressivo, sia per quanto riguarda la forza che la sensibilità. Con discreta frequenza si può assistere a un dolore (chiamato pillar pain) vicino alla cicatrice, all’inizio del palmo, durante gli sforzi o quando si appoggia la mano “a piatto”: esso migliora generalmente nel giro di alcune settimane.

I punti, se in filo riassorbibile si sciolgono e staccano dopo circa tre settimane, se in filo non riassorbibile vanno rimossi dopo circa 16-18 giorni.

La ripresa dell’attività lavorativa avviene dopo circa tre settimane per lavori meno gravosi mentre dopo almeno quattro settimane in caso di attività più pesanti.

Spesso, in associazione o successivamente alla sindrome del tunnel carpale si può osservare lo sviluppo un’altra patologia dovuta a cause simili: il dito a scatto (tenosinovite stenosante dei flessori delle dita).

Esistono alcuni casi di grado estremo in cui il danno nervoso è estremamente avanzato e il trattamento (conservativo o chirurgico) è solo palliativo per il dolore ma non permette la ripresa completa né il ritorno ad una condizione normale soprattutto per quanto riguarda la forza e la sensibilità.

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