Vulvodinia: che cos’è, quali sono le cause e la diagnosi

vulvodinia

La vulvodinia è definita come un dolore vulvare persistente da almeno 3 mesi, senza una chiara ed identificabile causa. Scopri di più su cos’è la vulvodinia, come riconoscerla e diagnoticarla, le possibili cause e i percorsi riabilitativi.


Come definire il dolore?

Secondo la definizione fornita dalla International Association for the Study of Pain (IASP), il dolore è definito come “un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole, associata (o simile a quella associata) a un danno tissutale reale o potenziale“. In aggiunta, il dolore è:

  • un’esperienza strettamente personale, influenzata attraverso vari livelli e da fattori biologici, psicologici e sociali;
  • differente dalla nocicezione, ossia il processo neurosensoriale automatico e inconscio che fa scaturire il dolore (ad esempio, le sindromi croniche generano dolore senza un fenomeno di nocicezione evidente);
  • appreso in base alle esperienze di vita di ciascuna persona, ed è per questo che ogni testimonianza di dolore dovrebbe essere sempre rispettata;
  • solitamente associato ad un ruolo adattativo, ma nonostante ciò può avere effetti negativi sulla funzionalità e sul benessere sociale e psicologico;
  • espresso tramite numerosi modi, tra cui la descrizione verbale; l’incapacità di comunicarlo però non nega la possibilità che un essere umano provi dolore.

Che cos’è la vulvodinia?

In questo senso, possiamo definire la vulvodinia come un dolore vulvare o vestibolare persistente da almeno 3 mesi, senza che vi sia una chiara ed identificabile causa.

Vulvodinia è in realtà un termine che include un’ampia varietà di condizioni cliniche, con differenti eziologie e fisiopatologie, ma tutte con un sintomo comune: un dolore cronico e spesso invalidante, con le caratteristiche del bruciore e dell’arrossamento.

Il dolore causato dalla vulvodinia può avere caratteristiche diverse per ogni paziente:

  • Continuo (in modo cronico e persistente) o intermittente (con episodi singoli e intensi);
  • Spontaneo (in forma idiopatica, ossia senza un preciso motivo scatenante) o provocato (situazionale, provocato da stimoli come la penetrazione o l’attrito);
  • Diffuso (tra il perineo e la regione anale) o localizzato (vestibolodinia se a livello vestibolare, clitoralgia se in zona del clitoride, oppure nella mucosa periuretrale).

Incidenza e comorbilità

La vulvodinia può insorgere in qualsiasi momento della vita di una donna: generalmente si manifesta tra i 16 e gli 80 anni, con una maggiore incidenza tra i 20 e i 40 anni, e con una sintomatologia più marcata e frequente durante l’età riproduttiva. Si stima che:

  • il 10-15% di tutte le donne sia affetto da dolore vulvare, che nel 50% dei casi impedisce o limita fortemente i rapporti sessuali;
  • soffra di vulvodinia il 4% delle donne di 45-54 anni e un altro 4% fra i 55-64 anni.

Esistono anche altre manifestazioni dolorose che si possono presentare in modo similare, ma che vanno distinte dalla vulvodinia e necessitano di una diagnosi dedicata:

  • Dispareunia: un dolore persistente o ricorrente durante i tentativi di penetrazione, durante la penetrazione vaginale completa o durante il rapporto sessuale. La dispareunia può essere superficiale (introitale) o profonda.
  • Dolore pelvico cronico: un dolore localizzato alla pelvi, costante o intermittente, che persiste da 3-6 mesi in assenza di patologie organiche che possano giustificarlo.

Cause del dolore vulvare

Ciò che causa la vulvodinia non è ancora chiaro e totalmente compreso dalla comunità scientifica. Il dolore vulvare è però sostenuto da alcuni fattori eziologici, quali:

  • Iperattività mastocitaria: i mastociti sono cellule del sistema immunitario presenti in tutti i tessuti vascolarizzati, responsabili della risposta infiammatoria. La loro attivazione (a causa di stimoli fisici, chimici, meccanici e neurogeni) provoca la secrezione di molecole che coinvolgono le risposte fisiche dell’infiammazione localizzata, quali rossore, calore, dolore, edema e riduzione funzionale.
  • Ipersensibilità nervosa: la proliferazione e la superficializzazione delle fibre nervose spiega l’insorgenza dell’allodinia, una condizione neurologica che provoca la percezione di dolore in seguito ad uno stimolo innocuo.
  • Ipertono muscolare: la contrazione dei muscoli dell’ano e della zona vaginale può verificarsi in modo eccessivamente forte, come reazione di difesa al dolore.

Interagendo tra loro, questi fattori di rischio danno origine ad un circolo vizioso che si autoalimenta: in questo modo il dolore vulvare non è più solo una conseguenza della vulvodinia, ma diventa esso stesso la causa del problema.


Sintomatologia e diagnosi

I sintomi principali della vulvodinia sono dolore e irritazione alla vulva (l’area che comprende il pube, la vagina, il clitoride, le labbra e il vestibolo), spesso accompagnati da arrossamenti e dispareunia. Possono presentarsi in associazione altri disturbi come:

  • Dolori osteoarticolari a carico del cingolo pelvico e delle strutture muscolari ad esso correlate (tra cui i muscoli ano-rettali);
  • Problemi urologici di vario tipo, relativi alla fase di riempimento o svuotamento vescicale, sindrome della vescica dolorosa, infezioni urinarie e cistite interstiziale;
  • Sindrome dell’intestino irritabile (IBS), fibromialgia, endometriosi, cefalea.

Per giungere alla diagnosi di vulvodinia, è in primo luogo necessario escludere patologie di altra natura, che potrebbero influenzare la percezione del dolore pelvico:

  • Traumi sportivi (es. da equitazione), mutilazione dei genitali, incidenti;
  • Disturbi infettivi come candidosi, tricomoniasi, herpes genitale;
  • Infiammazioni da lichen sclerosis, planus o simplex, dermatiti da contatto;
  • Patologie neoplastiche, tra cui il carcinoma squamocellulare;
  • Problemi neurologici, come compressioni o danni dei nervi pudendo, genitofemorale e ileoinguinale, cisti di Tarlov, sclerosi multipla o altre neuropatie;
  • Condizioni ormonali specifiche (es. riduzione estrogenica).

In seguito viene effettuato uno “swab test” (più comunemente chiamato “test del cotton fioc”): si tratta di un esame molto utile nella pratica clinica, svolto durante la visita ginecologica, che consiste nell’applicare con delicatezza un bastoncino di cotone in diverse aree della vulva per valutare il livello di dolore sul vestibolo vaginale.


Terapie per la vulvodinia

La vulvodinia può portare all‘alterazione delle funzioni sessuali, della motricità, dell’alimentazione e del sonno, di conseguenza provocando un forte impatto a livello psicologico e sociale: per questo è fondamentale un adeguato percorso di riabilitazione.

In abbinamento alla terapia farmacologica, in caso di dolore vulvare viene spesso proposto un trattamento fisioterapico, allo scopo di rendere la paziente più consapevole del proprio pavimento pelvico, recuperando la mobilità dei muscoli coinvolti e la funzionalità perineale.

Gli strumenti di cui può avvalersi il fisioterapista sono la terapia manuale (intra ed extra vaginale), l’esercizio terapeutico, l’educazione comportamentale, l’autotrattamento, le tecniche di rilassamento, il biofeedback e l’elettrostimolazione antalgica.

Centro Diagnostico Veneto offre un percorso di cura personalizzato per la vulvodinia, con un’équipe multidisciplinare di ginecologi, psicologi e fisioterapisti. Presso il nostro centro potrai accertare la diagnosi tramite visite specialistiche e test mirati, ricevendo un supporto costante per monitorare l’efficacia della terapia e modificarla tempestivamente.

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Centro Diagnostico Veneto si trova in Via Sette, 56, a Caldogno (Vicenza).


Fonti:
Vulvodynia”, Robyn B. Faye, Emanuele Piraccini
Physiotherapy for pelvic pain and female sexual dysfunction”, Bary Berghmans
Dolore vulvare e disfunzione del pavimento pelvico: dalla semeiotica alle scelte fisioterapiche”, Arianna Bortolami
Alessandra Graziottin, Direttore Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica, H. San Raffaele Resnati, Milano
Fondazione Alessandra Graziottin Onlus per la cura del dolore nella donna
Associazione Italiana Vulvodinia

Arnold et al, 2007; Bachmann et al, 2006; Graziottin e Murina 2011; Kennedy et al, 2007; Laumann et al, 1999.
Con la collaborazione della dott.ssa Dal Sasso Linda, Fisioterapista Specializzata in Disfunzioni del Pavimento Pelvico.

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